close
Varie

Dal mondo delle arti un traino per le imprese

arte

Con 84mila imprese la Lombardia si conferma la regione più “attiva” sul fronte della cultura. I dati della ricerca condotta da Unioncamere e dal Ministero del Lavoro sull’occupazione nel settore

La Lombardia cuore della cultura e dell’arte a livello nazionale. Con un indotto pari a 18.671 milioni di euro e i circa 289mila occupati infatti la regione si conferma leader e traino in Italia. A dirlo sono i dati tratti dall’indagine Excelsior, realizzata da Unioncamere e Ministero del Lavoro.  E le prospettive, almeno sul fronte nazionale, sono positive. Si stima infatti che per entro fine anno saranno 32.250 le assunzioni previste dalle imprese che competono grazie alla qualità e alla cultura (di cui 22.880 non stagionali e 9.370 stagionali), pari al 5,6% del totale delle assunzioni che verranno realizzate dalle imprese di industria e servizi.

Nonostante la crisi, le imprese legate alla cultura dimostrano una particolare tenuta occupazionale, visto che il numero di occupati del settore, dal 2007 al 2011, è cresciuto a un ritmo medio annuo dello 0,8% (complessivamente circa 55mila posti di lavoro in più), a fronte di una flessione media dello 0,4% all’anno riscontrata per l’intera economia nazionale nello stesso periodo. Un dato di tenuta che si manifesta anche quest’anno: pur arretrando sotto i colpi della congiuntura (-0,7% il saldo occupazionale, pari a -4.900 dipendenti rispetto al 2011), le imprese della cultura evidenziano infatti una maggiore resistenza rispetto al complesso delle altre imprese la cui occupazione è prevista in diminuzione dell’1,2% corrispondente ad un saldo di 125.600 dipendenti in meno rispetto al 2011.

Oggi come oggi nella sola Lombardia sono occupati poco meno di 289mila persone, suddivisi in quattro macro settori: industrie creative, culturali, patrimonio artistico e storico e intrattenimento. Nelle industrie creative si contano 35,5mila occupati divisi tra: architettura (38,5mila); comunicazione e branding (21,6mila); design e produzione di stile (34,3mila); artigianato (41,2mila). Sul fronte delle industrie culturali, gli occupati lombardi sono complessivamente 135mila suddivisi tra: film, video e radio-tv (13,8mila); videogiochi e software (53,5mila); musica (1,6mila); libri e stampa (66,1mila). Nel patrimonio artistico e storico gli addetti sono 3,2 mila, mentre in quello dell’intrattenimento (rappresentazioni artistiche, convegni e fiere) sono 14,7mila. Tra occupati e numero di imprese il valore aggiunto portato dalla Cultura in Lombardia è pari a 18.671 milioni di euro (75.805,8 milioni di euro in Italia). In particolare si parla di un indotto di 7.651 milioni di euro per le industrie creative, 9.995 milioni di euro per le industrie culturali, 183,1 milioni di euro per il patrimonio artistico e culturali e 842 milioni di euro per l’intrattenimento.

Le imprese complessive sono 84.106, il 19% del totale nazionale (442.653).  Tra le province, Milano ha il primato con 141,4mila occupati, seguita da Bergamo con 25,8mila, Monza e Brianza con 24,8mila e Brescia con 23,5mila. Fanalino di coda la provincia di Sondrio con 3,3mila occupati. Per quanto riguarda l’indotto è ancora Milano ha conquistare il primo posto con 9.423 milioni di euro, seguita da Bergamo con 1.698 milioni di euro e Brescia con 1.625 milioni di euro.

Indagine alla mano, in Italia, la domanda di lavoro delle imprese che ruotano intorno alla cultura si dimostra molto orientata verso figure di alto profilo, considerando che quasi la metà delle assunzioni non stagionali programmate per il 2012 riguarderanno professioni high-skill (ben 7 su 10 nel caso delle cosiddette “professioni culturali” – definite in base a 127 profili professionali espressivi del core delle attività delle imprese che le impiegano), quando nel caso delle altre imprese dell’industria e dei servizi non si va oltre un quinto del totale. Tra le professioni culturali più richieste è la tecnologia a guidare la classifica, grazie alla prima posizione occupata dagli “Analisti e progettisti di software”, gli unici a superare la soglia delle 2mila assunzioni non stagionali (2.190).

Tra i titoli di studio, le imprese del sistema produttivo culturale manifestano elevata attenzione verso indirizzi dall’elevato contenuto scientifico, tecnologico, così come strettamente tecnico. Tra i primi cinque indirizzi di laurea richiesti, ben tre sono legati all’ingegneria, a cui si affiancano quello scientifico-matematico assieme a quello economico. Basti pensare che il solo indirizzo dell’ingegneria elettronica e dell’informazione assorbe poco più di un terzo del totale assunzioni di laureati previste. La tecnologia si ritrova anche tra gli indirizzi di diploma più richiesti, con l’indirizzo informatico che si colloca al secondo posto tra quelli più domandati, dopo quello amministrativo/ commerciale che primeggia sfruttando la sua trasversalità di impiego. Seguono gli indirizzi meccanico, turistico-alberghiero e artistico. Turismo e meccanica prevalgono anche tra gli indirizzi di qualifica professionale, tra cui emerge anche l’indirizzo legato al sistema moda, uno dei volti del nostro Made in Italy.

Infine, uno sbocco occupazionale nel sistema produttivo legato alla cultura, rispetto alle altre imprese, sembra però comportare più possibilità di stabilità contrattuale (assunzioni a tempo indeterminato: 43% contro 41%) e ancor di più se si tratta di una professione culturale (48%).