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Marketing

Ma dove lavori?

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Passiamo la maggior parte del nostro tempo in ufficio e spesso ci lamentiamo dell’ambiente. Troppe volte però non ci rendiamo conto che siamo la prima causa del nostro male. Frase tipo sul posto di lavoro: “in questa azienda succedono sempre le stesse cose e si fanno sempre gli stessi errori”. Apparentemente sembra che questa persona lavori da un’altra parte e questo appare grave. Se lavoro in questa azienda e ho capito quali errori vengono commessi forse potrei fare qualcosa per evitare che si ripetano. Frase tipo tra colleghi: “Adesso proprio non ho tempo di darti una mano. Ho i miei problemi”. Se i problemi sono soltanto tuoi, allora non sono dell’azienda, quindi, forse, mentre stai lavorando, non dovresti occupartene. Sarebbe più utile invece condividerli con il collega, anche lui in cerca di aiuto, magari dalla comprensione prima e dalla collaborazione poi può nascere qualcosa di buono.

Ulteriore frase tipo del collega che ha ricevuto il diniego: “certo che tizio è proprio insopportabile”. Questo produce un effetto domino, visto che prima o poi tutti sono vittime di un rifiuto, di conseguenza tutti lavorano con colleghi con i quali non vanno d’accordo. L’elenco potrebbe continuare per pagine e pagine, ma alla fine il risultato è quello che tutti diamo un piccolo contributo a rendere peggiore l’ambiente in cui lavoriamo e quindi, dulcis in fundo, arriva ad affermazioni che possono suonare come queste: “Se lavoro in un posto inospitale, con colleghi con i quali non vado d’accordo, con orario che fatico a rispettare è impossibile lavorare bene”. E’ ancora: “se quando lavoro penso al film che andrò a vedere stasera, se ho scarsa considerazione dei miei colleghi, se passo da un compito all’altro senza portarne a termine nessuno è impossibile fare un buon lavoro”. La prima soddisfazione che possiamo trarre dal lavoro (se il denaro non è tutto) è quella di farlo bene. Qualsiasi compito svolgiamo se il risultato è buono saremo soddisfatti sul lavoro come nella vita privata ed è un dato di fatto scientifico che in tali situazioni il nostro organismo rilascia endorfine che non per nulla sono anche definite “ormone della felicità”. A questo punto in molti, che inevitabilmente si ritroveranno in questi luoghi comuni, inizieranno a cercare delle giustificazioni. Ecco i “ma”, i “però”, i “nel mio caso è diverso”: tutto questo è figlio di una ”rappresentazione”, non di una chiara visione della realtà. Il segreto diventa quindi togliere le lenti del pregiudizio, che in quanto tali non sono ci mostrano dati di fatto, ma soltanto la nostra capacità di distorcere la realtà e di non volere “perdere tempo” nel cercare di capire i luoghi in cui ci troviamo e le persone che ci circondano. Comprendere ed essere “presenti” in tutto quello che facciamo diventa il tema fondamentale se vogliamo iniziare a vivere meglio sul posto di lavoro. Come scrive Daniel Goleman “fare attenzione ci rende migliori e più felici”.
Testo a cura di Alessandro Curioni e Elio Meloni (ideatori del framework formativo “Happy Working”)