Editoriale di Mauro Milesi – B&G numero 22 – Dicembre 2012 – Febbraio 2013
Tre provocazioni per fare discutere
Il 2012 va in archivio senza la tanto annunciata fine del mondo e il nuovo anno accende i motori lungo una strada ancora in salita. È in quest’atmosfera fredda e nebbiosa, che l’Italia si avvia verso un clima elettorale che ci sembra colmo di domande, ma assai avaro di risposte. Saranno in tanti a fare proclami e proporre, tra salotti televisivi, talk show e comparsate di piazza, quale dovrebbe essere la ricetta migliore per uscire dal baratro
Gli stessi di sempre, con qualche maquillage e colpo di spazzola, con qualche accoppiamento stravagante, con l’ennesima giravolta e il solito equilibrismo. Il fatto è che l’Italia parla continuamente di cambiare, ma non cambia mai. Almeno quella dei salotti, delle poltrone, dei convegni e dei banchi in Parlamento. È il disco rotto di una musica che continuiamo a sentire.
È vero, abbiamo cominciato a tapparci le orecchie. Ma sappiamo tutti che non basta. Occorre una rivoluzione politica, culturale, sociale di un Paese che non si accontenti più di restare alla finestra a guardare ma che trovi la forza di tirare la tovaglia sopra la tavola imbandita a cui continuano a sedere sempre e solo gli stessi. Ce la faremo? A essere sinceri, siamo un po’ pessimisti. E allora ci tocca entrare nel terreno delle provocazioni: visto che tutti diranno la loro anche noi di B&G proviamo a buttare il sasso nello stagno con tre proposte per cambiare il Paese. Una sull’occupazione, una sull’evasione fiscale, una sul credit crunch.
Per l’occupazione, la nostra provocazione è grande in un mercato del lavoro stagnante con migliaia di giovani senza una vera prospettiva. Proponiamo una nuova formula di contratto per gli under 35 con la detassazione di almeno il 20% del costo del lavoro, una sensibile riduzione del numero delle ferie e dei permessi, la trasformazione degli straordinari in un sistema di merito vincolato alla produttività. Se le aziende virtuose che vogliono vincere la sfida competitiva lavorano 12 mesi all’anno nel mare della crisi e dell’incertezza, allora anche i neoassunti devono diventare imprenditori di loro stessi e mettersi in gioco un po’ di più. Un contratto di lavoro aggressivo, alternativo, forse di serie B come molti penseranno, utilizzabile solo per le aziende che si impegneranno a creare un certo numero di nuovi posti di lavoro e che faranno assunzioni a tempo indeterminato. Se state pensando che servirà solo a far arricchire di più i “padroni” a scapito dei lavoratori allora non avete in mente le imprese che conosciamo noi. Non si può sempre pensare al peggio, tanto vale arrendersi.
Per l’evasione fiscale bastano poche righe. Facciamo in modo che ogni spesa sia d-a-v-v-e-r-o detraibile da parte di individui, famiglie e imprese. Altro che ridurre i pagamenti in contanti. Se un costo diventa davvero detraibile, sono tutti interessati a chiedere la fattura. Non ci sembra una cosa poi tanto geniale. Ma allora perché non si fa? Sempre perché ci pensiamo un popolo di ladri? No comment.
Per il credit crunch anche qui la formula è semplice. Visto che le banche europee non hanno più denaro da prestare alle imprese, concediamo alle banche straniere accreditate a livello internazionale e ancora ricche di capitali di venire in Europa a prestare denaro alle nostre aziende. Per due o tre anni potranno solo prestare, poi, se dimostreranno di avere aiutato il tessuto imprenditoriale, potranno eventualmente fare anche la raccolta. Siamo convinti che all’estero ci sono un sacco di istituti di credito pronti a prestare denaro a una realtà, ad esempio, come quella manifatturiera italiana che è la seconda d’Europa e tra le prime al mondo.
Troppo provocatori? Probabilmente sì. Aspettiamo proposte migliori:
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