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Editoriali

Editoriale di Mauro Milesi – B&G numero 12 – Aprile – Maggio 2010

Dobbiamo farcene una ragione: non ci sono regole uguali per tutti. Già, mica è una grande novità e ad ogni modo, per andare avanti, cerchiamo sempre di farcene una ragione. Però certe volte si fa davvero fatica a voltare la faccia dallo squallore e a trovare una motivazione per proseguire lungo il nostro cammino, nonostante tutto.

Ma adesso, cerchiamo di spiegarci. Dal primo aprile, come molti di voi sapranno, il governo ha abolito le agevolazioni postali per l’editoria, vale a dire che una realtà come B&G si trova da un giorno all’altro a spendere circa il doppio per spedire il giornale agli abbonati, alla rete di partner e di aziende collegate a questo progetto editoriale. Come noi, migliaia di testate tra periodici e quotidiani in Italia si trovano nella stessa situazione e con esse anche riviste di onlus, associazioni sportive e culturali.

Nel bel mezzo della crisi, che colpisce ovviamente anche il mondo editoriale, il governo sferra una mazzata che certamente farà i suoi danni. In questi giorni, proprio mentre esce il nostro giornale, le trattative sono in corso affinché si possa trovare un accordo e il decreto venga ritirato. Ma al momento la situazione resta tale e quale. Noi ce l’abbiamo messa tutta per trovare una ragione comprensibile a questo decreto e forse da qualche parte, in qualche angolo di palazzo, ci sarà qualcuno che è perfino capace di fornirne una.

Però vorremmo anche che ci spiegassero se i soldi tolti all’editoria serviranno magari per pagare i 45 milioni di euro che nel 2010 spenderà la Camera per gli affitti degli immobili di Palazzo Marino (erano 30 nel 2007). A questi si devono aggiungere 4 milioni per manutenzioni e spese antincendio e 2,6 milioni per gli appalti della ristorazione. Magari no, parte delle maggiorazioni per le spese postali potrà servire per il saldo di circa 1 milione di euro per i parcheggi delle auto blu dei deputati con le relative spese di carrozzeria; oppure per gli oltre 10 milioni spesi per la pubblicazione degli atti parlamentari o per i 600mila euro spesi in corsi di lingue, oppure ancora per il milione e mezzo in servizi di facchinaggio.

Già forse grazie a questo prelievo forzato, i nostri deputati potranno continuare al meglio il loro “lavoro”. Sappiamo perfettamente che si gioca sul filo del qualunquismo nel fare questi ragionamenti. Però quando si è attaccati ci si difende come si può. E tutto sommato fare una riflessione sui soldi spesi dalla Camera, resi noti per la prima volta nel 2010 dopo 34 anni di richieste inascoltate, ci aiuta a focalizzare meglio i parametri con cui confrontiamo ogni giorno la nostra vita e l’attività delle nostre aziende. Per questo, spendiamo volentieri il doppio per farvi arrivare questa rivista tra le mani in tutta Italia e per raccontarvelo.